IL BLOG UFFICIALE DEI SEAMEN MILANO

venerdì 21 febbraio 2014

INTERVISTA A PAOLO MUTTI, HEAD COACH


Paolo Mutti, 50 anni, nel football dal 1984 al 1994, sempre nei top WR d’Italia, 2 scudetti, 4 Super Bowl giocati, campione europeo con la nazionale, un anno tra i pro in World League e una pausa obbligata di 10 anni dopo che nel Super Bowl a Legnano un colpo accidentale gli procurò un infortunio che lo costrinse al ritiro. Rientrato nel 2004 con il “Jurassico” e nel 2009 cofondatore dei Seamen, divenne da subito allenatore dei campioni d’Italia Under 18, capo allenatore in A2 nelle ultime tre giornate, offensive coordinator dei campioni d’Italia Under 21 nel 2010, head coach del Team Arena nel 2011 e assistente nel 2012 di Joe Avezzano, a cui subentrò nelle ultime sette giornate, poi un 2013 da head coach con il raggiungimento del Super Bowl, una escalation e una carriera notevole. Sentiamo da lui cosa si aspetta per il 2014.

Terzo anno da head coach, un’altra grande scommessa, cosa si mette sul piatto quest’anno?
«Personalmente il solito entusiasmo e tanta voglia di vincere».

Tanti arrivi di qualità permetteranno di azzerare il gap con Parma?
«Sono molto contento dei nuovi innesti sia come persone che come giocatori, si sono inseriti già bene nello spogliatoio e mi aspetto da loro un grande contributo. Il gap con Parma è difficile da colmare anche perché i Panthers a loro volta si sono rinforzati, ci siamo ben attrezzati e non vediamo l’ora di metterci alla prova».

L’allungamento della panchina, tanti buoni giocatori: un vantaggio o problemi di gestione?
«Un grandissimo vantaggio, la panchina lunga ci aiuterà nei momenti delicati della stagione dove dovremmo fare sicuramente i conti con gli infortuni».
 
Cambiano i giocatori americani, ce ne sarà solo uno in campo: come crede si comporteranno e si sentirà la mancanza dei grandi 3 del 2013?
«Abbiamo deciso di concentrarci su giocatori con caratteristiche diverse anche se rinunciare a Shawn Jordan e Jeff non è stato facile. Johnny (il quarterback Dally, ndr) ha una grande esperienza in Europa, voleva tornare in Italia e abbiamo preso l’occasione al volo. Dalton (Hilliard, defensive back, ndr) è un giocatore speciale, ha grandi skills, un entusiasmo contagioso e non vedo l’ora di vederlo all’opera».

Una campagna di rinforzo notevole, con oltre 14 nuovi innesti: non si rischia di iniziare da zero?
«Assolutamente no, il gruppo è oramai consolidato e gli innesti avvengono automaticamente».

11 assistenti in sideline… sembra un team di college, come siete riusciti a mettere insieme un team così “professionale”?

«Ho sempre predicato il lavoro di squadra, ognuno qui sa cosa deve fare, ci siamo dati dei compiti ben precisi ma fondamentalmente alla base c’è una forte stima reciproca e amicizia. I nuovi coaches Luca Bellora e Pepe Salvemini hanno portato esperienza e entusiasmo, Maurizio Colombo ha tanta voglia di riscatto e sta facendo un grande lavoro».
Avete gli occhi addosso con diffidenza, perché si pensa che lo scorso anno sia stato un episodio fortunato: come pensate di affrontare il campionato come squadra da battere?

«Sicuramente non saremo più una sorpresa e ogni partita sarà molto più difficile e chi ci affronterà avrà più motivazioni, noi dovremo essere pronti a ribattere colpo su colpo. Siamo consapevoli che non sarà facile confermarsi ma abbiamo tanta voglia di farlo».

Quali sono le squadre che teme di più?
«Tutte».

Si punta in alto e le conferme sono sempre difficili, 5 mesi di preparazione pre campionato come le giudica?

«Abbiamo fatto un lavoro durissimo di preparazione con Massimo Annoni, a volte quasi difficile da gestire ma sono sicuro che ne vedremo i frutti in campionato e spero che ci ci farà fare un salto di qualità a livello atletico».
Siamo a 15 giorni dall’inizio del campionato, poi 3 mesi in apnea (13 settimane e 10 partite), i playoff sono raggiungibili?

«Penso di sì ma ogni anno fa storia a se e nulla è scontato».
Sabato 8 marzo i Panthers, un trampoplino o uno scoglio?

«Un grande scoglio ma un potenziale trampolino, penso che oramai abbiamo l’ esperienza per gestire ogni tipo di  risultato

Nel caso di una sconfitta, per altro scontata per tutti gli esperti, come pensa di tenere alto l’umore per affrontare poi i Dolphins
«Non è mai facile gestire una sconfitta, quella del Super Bowl dello scorso anno l’abbiamo per ora gestita come uno stimolo per fare meglio, anche un’eventuale vittoria non sarà facile da gestire. Il campionato è lungo e dobbiamo vivere ogni gara con il giusto approccio.

Cosa vorresti rivivere della stagione scorsa, e cosa non vorresti rivedere?

«Vorrei tanto che ci fosse la stessa armonia nel team, e non vorrei rivedere quegli infortuni».